Corsi di Parkour
MYA offre corsi di parkour a Sassuolo per i propri tesserati: sia per bambini che per adulti.
Abbiamo bambini fino ai 12 anni, ma anche ragazzi dai 13 anni ai 30, fino ai corsi del sabato che vanno anche oltre i 50.
Verticale sul dirupo del nostro istruttore Stefano con Sassuolo come sfondo. Zona parco dell’albero d’oro sopra la collina.
Parliamo del PARKOUR
Dal 2017 il parkour è stato riconosciuto dal CONI come una disciplina sportiva a tutti gli effetti.
Di seguito un estratto dell’articolo di Stefano Tassi, il nostro istruttore di parkour, nel giornale di Carpi “Voce” del gennaio 2019:
«Questo sport – spiega Stefano Tassi – è nato negli anni Novanta con il francese David Belle: lo scopo è quello di superare degli ostacoli nel minor tempo possibile con movimenti fluidi e funzionali». Tutto ciò trova ispirazione nel “percorso del combattente” utilizzato ai primi del Novecento come metodo di addestramento militare dall’ufficiale della marina francese Georges Herbert e che Belle ha trasformato in una disciplina di strada,
potenzialmente alla portata di tutti. Detto questo, c’è da capire se i salti cosiddetti mortali siano assolutamente necessari. Il parkour come disciplina non prevede l’utilizzo di acrobazie che non siano funzionali a risparmiare tempo durante l’esecuzione del percorso, che deve essere fluido ed il più rapido possibile. Noi a MYA insegniamo principalmente “freerunning”: la differenza risiede nell’utilizzo dei cosiddetti “salti mortali” che sarebbero inutili e deleteri per lo scopo del parkour, ma sono invece parte integrante del freerunning che rende più spettacolari i movimenti. Nel freerunning tali movimenti devono essere eseguiti – è vero – in rapida successione, ma senza vincoli di tempo. Ormai si tende a non fare distinzione tra parkour e freerunning, racchiudendo quest’ultimo, per comodità, nell’insieme più conosciuto del “parkour”.
PREREQUISITI
«La preparazione è molto complessa – conferma Tassi –, io ho cominciato con la ginnastica artistica, perché prepara il corpo a evoluzioni più complesse, poi mi sono approcciato a movimenti tipici del parkour. Per come la vedo io c’è bisogno di una base di ginnastica artistica, perché si deve acquisire la consapevolezza fisica adeguata per controllare il corpo in volo. Se l’allievo non ha mai fatto ginnastica artistica e si affaccia al parkour per la prima volta, l’istruttore qualificato ha il dovere di insegnare queste basi di ginnastica all’allievo.
Insomma, il parkour non è una disciplina che si può improvvisare. E unicamente grazie ad un’accurata preparazione fisica e tecnica si possono evitare incidenti e infortuni.
L’IMPORTANZA DELL’ALLENAMENTO
«Occorre allenarsi tanto, bisogna provare e riprovare prima in sicurezza, cioè in palestra con il supporto di materassi e di tutta l’attrezzatura idonea fino a quando i movimenti non diventino automatici.
E conclude: «La via è una sola. Occorre fare mille volte i movimenti base fino a quando non diventano automatici. Faccio un esempio: una volta ho sbagliato strada, sarà capitato a tutti, e in quel momento ho proseguito per un’altra strada che percorrevo abitualmente, assecondando un automatismo. Ecco, il movimento base è quella via. Il cervello non è fisicamente strutturato per pensare tante cose nello stesso istante di tempo, mentre il salto acrobatico ne richiede molte in una frazione di secondo, quindi ci si deve affidare all’istinto, ai movimenti base appunto che devono essere provati e riprovati per radicarsi nell’allievo per sempre. Quando si esegue un’acrobazia più o meno complessa, bisogna concentrarsi su 1-3 cose al massimo. Tutte le altre devono avvenire automaticamente, e ciò può avvenire grazie ad un meticoloso allenamento tecnico».
Insomma, al bando sciocche spericolatezze lasciate al caso, per dare spazio invece a un vero e proprio addestramento atletico e tecnico.
Chi vuole imparare a volare, deve partire con i piedi piantati per terra.